...oltre al suo impiego, combinando bit, neuroni e
qubit ovvero super computer, intelligenza artificiale e
computer quantistici, si ottiene e si otterrà sempre di più una "discovery accelerata" applicabile alla ricerca tecnologica e non
solo.
Sempre più aziende e centri di ricerca investono capitale sullo
sviluppo del cosiddetto "quantum computing". A partire dal 2018,
la Quantum Flagship Iniziative europea, ha messo in campo un
miliardo di euro in dieci anni.
Lanciando una rapida occhiata altrove, notiamo che il colosso IBM,
in occasione del Consumer Electronics Show di Las Vegas 2019, ha
lanciato il modello "IBM Q System One", il primo
computer quantistico in ambito commerciale. Un esempio che ci mostra
chiaramente come il quantum computing
e la fisica subatomica facciano già parte del mondo del
business. Non è un caso che il computer quantistico targato IBM,
mediante cloud, può già essere impiegato nelle aziende per
applicazioni
commerciali
(crittografia, farmaco personalizzato, modelli finanziari e
previsioni meteorologiche).
In California, Google
possiede un laboratorio di ricerca dedicato allo
sviluppo quantistico (Quantum Artificial Intelligence Lab), per
l'integrazione dell'intelligenza artificiale al calcolo quantistico,
lavoro principalmente finalizzato allo sviluppo di semiconduttori ed
algoritmi dedicati. John Martinis, direttore nonché uno dei massimi
esperti in ambito di ricerca quantistica, ha dichiarato recentemente
che Google è prossima alla creazione di un computer in grado di
dimostrare la netta superiorità del calcolatore quantistico rispetto
ai super computer tradizionali (quantum supremacy).
I cosiddetti "quantum computer" sono calcolatori che
sfruttano sia le leggi della fisica che della meccanica quantistica
per lo studio delle particelle subatomiche. L'unità fondamentale è
il "qubit" o bit quantistico,
legato allo stato in cui si trova una particella o un atomo, le cui
peculiarità consentono di svolgere calcoli velocissimi. Nel metodo
computazionale classico, ogni bit è rappresentato da zero
o uno (sistema binario) mentre nel
computing quantistico, il qubit, sfruttando le leggi della meccanica
quantistica, può essere
contemporaneamente
zero e uno. Un bit classico immagazzina un valore binario (0 oppure
1), un qubit, può immagazzinare un’arbitraria sovrapposizione di
stati di 0 e di 1. Tutto ciò è reso possibile
grazie alla sovrapposizione degli stati quantistici,
peculiarità che abilita i calcoli in parallelo anziché
un calcolo alla volta, moltiplicando esponenzialmente potenza
e velocità anche per calcoli complessi, riducendo notevolmente i
tempi di elaborazione da anni a minuti. Oltre alla sovrapposizione di
stati, i qubit hanno ulteriori proprietà che derivano dalle leggi
della fisica quantistica come l'"entanglement"
o correlazione tra un qubit ed un altro, da cui
deriva una forte accelerazione nel processo di calcolo avviato.
Al centro delle potenzialità rivoluzionarie del quantum
computing, c’è quindi il qubit, elemento base di un computer
quantistico. Le tecnologie sviluppate dalla fisica fondamentale per
gli acceleratori possono essere utilizzate per realizzare nuovi tipi
di qubit, capaci di conservare intatta l’informazione immagazzinata
per tempi molto più lunghi di quanto sia possibile attualmente,
consentendo così l’applicazione dei computer quantistici per la
risoluzione di problemi complessi.
Oltre all’iniziativa americana, in Europa si sta
muovendo in parallelo e con obiettivi simili, la Quantum Flagship,
supportata dalla EU in ambito di Horizon 2020 e Horizon
Europe. Uno dei problemi attualmente più importanti nella scienza
della computazione quantistica è quello di estendere il cosiddetto "tempo di coerenza", il tempo cioè in cui un qubit (bit
quantistico) mantiene inalterate le informazioni contenute.
Comprendere e mitigare le fonti che generano la "decoerenza" dei
qubit è fondamentale per l’ingegneria dei futuri computer e
sensori quantistici. Lo stesso vale per i sensori quantistici, il cui
spettro di sensibilità dovrà permettere di affrontare questioni da
tempo irrisolte in molti campi della scienza. Il superamento di
queste limitazioni avrà un grande impatto in diversi ambiti, dalle
scienze della vita alla biologia, dalla medicina alla sicurezza,
consentendo inoltre misure di incomparabile precisione e sensibilità
nella scienza di base.
Lo stato subatomico genererebbe però delle problematiche che il
quantum computing deve superare. La prima sfida è
il mantenimento della qualità dei qubit, tendenti a
perdere rapidamente le qualità quantiche in circa cento
microsecondi, a causa di fattori quali le vibrazioni, le fluttuazioni
della temperatura ambientale e le onde elettromagnetiche. Le
particelle sono volatili e fragili, infatti cambiano stato, con
conseguente perdita di dati ed informazioni utili al processo di
calcolo. Per il funzionamento della tecnologia
quantistica, sono inoltre necessarie temperature vicino allo zero
assoluto (di circa -273°C). Attualmente, il metodo più comune per
ottenere queste temperature è l'utilizzo di gas liquefatti (ad
esempio l’isotopo
elio-3),
sistema assai oneroso. A tal proposito, un team di ricercatori della
TUM
(Technical University of Munich) ha
sviluppato un sistema di raffreddamento magnetico per temperature
estremamente basse, adatto per l’elettronica quantistica e già
commercializzato dalla startup Kiutra; metodo alternativo che
eviterebbe il ricorso all’elio-3.
Nel 2001, l'IBM inaugurò l’era dei computer quantistici
mediante la creazione di un elaboratore quantistico a 7 qubit presso
l'Almaden Research Center.
Nel 2017, sempre IBM realizza e rende operativi due computer
quantistici rispettivamente a 16 e 17 qubit.
Nel febbraio 2019, la medesima azienda annuncia al CES di Las
Vegas, un computer da 20 qubit ma nei laboratori arriva a simulare il
funzionamento del computer quantistico a 56
qubit, un livello considerato da super computer,
mentre nell'ottobre 2019, inserisce un computer da 53 qubit tra le
sue super macchine quantistiche.
Ad oggi, IBM possiede diciotto sistemi
quantici che
mette a disposizione della sua community e dei suoi clienti.
Gli utenti sono più
di duecentomila, tra cui più di cento clienti
della rete "IBM Q Network", che collaborano sulla ricerca
fondamentale nell’informatica quantistica, sullo sviluppo di
applicazioni per il quantum computing in settori industriali diversi
e sulla formazione dei prossimi ingegneri ed esperti quantistici. IBM
non lavora solo allo sviluppo dell’hardware per il quantum ma guida
lo sviluppo di un software
open source chiamato "Qiskit", software scritto
principalmente in linguaggio Python.
Al CES 2019, IBM ha presentato il "Q System One",
il primo sistema integrato universale di elaborazione
quantistica, progettato sia per la ricerca scientifica che per l’uso
commerciale e ha annunciato l’apertura del suo primo Quantum
Computation Center a Poughkeepsie (New York), dove saranno
ospitati alcuni dei più avanzati sistemi quantistici di IBM basati
su "IBM Cloud". Questi sistemi saranno aperti ai membri di "IBM
Q Network", programma commerciale di quantum computing di IBM. Nel
suo nuovo sistema integrato, l'azienda ha previsto una serie di
componenti custom quali hardware quantistico per produrre qubit di
qualità, ingegneria criogenica, per mantenere isolato e
opportunamente raffreddato l’ambiente quantico, elettronica di alta
precisione, firmware quantistico per la gestione e gli aggiornamenti
automatici, più computazione classica per fornire accesso sicuro al
cloud.
Il
Department of Energy (DOE) degli Stati Uniti finanzia (115 milioni di
dollari in cinque anni ) il Superconducting Quantum Materials and
Systems Center (SQMS) con sede e coordinamento al Fermilab (Fermi
National Accelerator Laboratory) di Chicago. L’INFN (Istituto
Nazionale di Fisica Nucleare italiano) parteciperà al progetto con
il suo know-how scientifico e tecnologico, realizzando anche una
facility per dispositivi quantistici nei suoi Laboratori Nazionali
del Gran Sasso. Il Fermilab di Chicago, di cui è
Direttore Nigel Lockyer,
è il laboratorio selezionato per guidare uno dei cinque centri
nazionali che, nell’ambito della National Quantum Initiative
statunitense, lavoreranno per portare progressi trasformativi nella
scienza dell’informazione quantistica.
Al Fermilab
lavorano oltre centocinquanta ricercatori italiani e collaborano
importanti aziende italiane leader nelle tecnologie di frontiera. I
fisici italiani, presenti con ruoli di rilievo sin dagli anni ’80,
sono impegnati in esperimenti nello studio dei neutrini, con gli
esperimenti "NOvA", "ICARUS" e "LBNF/DUNE" e i muoni con gli esperimenti
"Muon g-2 and Mu2e".
Anna
Grassellino,
ricercatrice del Fermilab che ha iniziato la sua carriera
all’INFN, di cui è Presidente Antonio Zoccoli, al SQMS avrà il
compito di guidare lo sviluppo di un computer quantistico
d’avanguardia, con prestazioni mai raggiunte sinora e basato su
tecnologie superconduttive. Inoltre, il centro svilupperà nuovi
sensori quantistici con importanti applicazioni nella fisica
fondamentale, nella ricerca sulla materia oscura ed altre particelle
esotiche.
L’INFN, con un contributo da parte del DOE di circa
1,6 milioni di dollari, contribuirà al progetto grazie al suo "know-how" competitivo a livello mondiale in fisica teorica,
nelle tecnologie superconduttive, criogeniche e nello sviluppo di
rivelatori. Nell’ambito di SQMS, da evidenziare la realizzazione di
una facility per misure, test e validazione dei dispositivi
quantistici ai Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell’INFN, unica
sede al mondo per attività a bassissime radioattività ambientali e
per le riconosciute competenze in ambito criogenico. L’impiego dei
dispositivi quantistici realizzati da SQMS, consentirà all’INFN di
sviluppare rivelatori più sensibili per l’osservazione di
particelle esotiche che potranno essere impiegati, per esempio, in
esperimenti sulla materia oscura. Una delle aspettative è quella che
i risultati del progetto possano aprire la strada a studi teorici più
accurati di fisica fondamentale e possano rivoluzionare le
metodologie di analisi dei dati dei grandi esperimenti agli
acceleratori. Sicuramente le migliori prestazioni di calcolo potranno
fornire un contributo sostanziale anche in altri ambiti
tecnico-scientifici, quali ad esempio la biologia e le biotecnologie.
Partners del Superconducting Quantum Materials and
Systems Center:
Ames Laboratory del DOE, Colorado School of Mines,
Fermi National Accelerator Laboratory, Goldman Sachs, Illinois
Institute of Technology, Italian National Institute for Nuclear
Physics, Janis Research, Johns Hopkins University, Lockheed Martin,
NASA Ames Research Center, National Institute of Standards and
Technology, Northwestern University, Rigetti Computing, Stanford
University, Temple University, Unitary Fund, University of Arizona,
University of Colorado Boulder, University of Illinois-Urbana
Champaign.
Andrea Sicco