"UN PO' DI STORIA OLIVETTIANA..."
di Andrea Sicco
A gran richiesta da parte dei lettori di ALASSIO iTEK,
ripercorriamo le strade che condussero ai numerosi successi a livello
mondiale da parte della più conosciuta fabbrica italiana di
calcolatori elettronici degli anni sessanta.
Il nostro breve viaggio partirà dai progetti realizzati dal
gruppo di lavoro diretto dal Prof. Ing. Piergiorgio
Perotto, un settore aziendale orientato dal medesimo
non tanto verso la gamma medio-grande dei calcolatori ma piuttosto
verso il calcolo da tavolo, il trattamento dei dati di ufficio e
l’automazione delle filiali bancarie. Si realizzarono le cosiddette "fatturatrici", combinando un moltiplicatore elettronico "UME"
con le contabili meccaniche "Audit". Si realizzarono terminali
come il "TC380", associando un'unità elettronica programmabile
ad una telescrivente. Nasceva così un nuovo gruppo di esperti che
avrebbe posto in essere la "Perottina" o "Programma 101"
(P101), una nuova calcolatrice programmabile da tavolo. Nel 1965
questo compatto prototipo di tecnologia avanzata già trasportabile,
segnò una pietra miliare nella storia dell’elettronica ed
informatica italiana a livello internazionale, essendo la prima
realizzazione al mondo di macchina elettronica già definibile come "Personal Computer".
Perotto, assieme ai progettisti della "P101" De
Sandre e Garziera,
scelse, come memoria interna, una
*linea di ritardo di tipologia "magnetostrittiva", un filo
di acciaio vettore della trasmissione sonica, in alcuni millisecondi,
di un treno di impulsi rappresentanti un migliaio di bit. Per la "P101" tale scelta si rivelò ben presto come un vero e proprio
successo.
La stessa tecnologia di gestione di memoria era già stata
adottata per un altro prototipo, tra cui, quello condotto da un altro
gruppo di esperti, denominato "35 elettronica", un elaboratore di
dimensioni maggiori ma concettualmente simile. Nella 35, al fine di
raggiungere una capacità di memoria desiderata, senza prolungare
eccessivamente i tempi di accesso, si decise di utilizzare non una
linea ma quattro linee magnetostrittive in parallelo. Il tutto fu
inviato dall’ufficio sistemi a fare quella che più tardi sarebbe
stata una "independent review
del progetto 35". Fu tale progetto ad incontrare
purtroppo alcune difficoltà tecniche. La sincronizzazione tra
quattro linee si rivelò estremamente instabile, richiedendo tarature
giornaliere. Per far fronte al problematico processo di
sincronizzazione, ed al trattamento al volo dei dati emessi da
quattro linee diverse, era stata costruita una logica complessa,
ormai arrivata oltre 1.800 NOR gates con altrettanti transistor. Il
costo complessivo di questa struttura logica aveva già superato
quello di una memoria a nuclei, come ad esempio quella di 4K, già in
uso nell’elaboratore "Elea 4001" che implementava una capacità
superiore con un tempo di accesso enormemente inferiore rispetto alle
cosiddette linee magnetostrittive.
Nel giro di circa un mese di tempo, emerse l’impostazione della "4035" che, con circa 730 transistor iniziali ed oltre ad una
matrice di memoria RAM a nuclei, svolgeva la funzione di unità
centrale e di controllo di una stampante parallela. Fu possibile
realizzare una logica di controllo a sequenza mediante la scelta di
un set di istruzioni semplificato e senza ricorrere necessariamente
ad una memoria ROM di microprogrammi. Le operazioni venivano svolte
entro il tempo degli accessi alla RAM strettamente necessari. La
moltiplicazione, per esempio, era gestita da un software dedicato.
Nei test complessivi, la nuova soluzione superava, per più di un
ordine di grandezza, la velocità della 35. La velocità disponibile
veniva sfruttata anche per il controllo delle due operazioni di
input-output simultanee, gestite sdoppiando la logica di sequenza
dell’unità centrale, in modo da farle seguire due attività tra di
loro asincrone. Tutta la logica di priorità e d'interlacciamento tra
le due operazioni simultanee comprendeva 6 NOR gates, una
configurazione talmente ottimizzata da meritare il brevetto. Il
sistema fu infatti successivamente brevettato. Le strutture dei dati
della 4035 erano state definite in coerenza con l’architettura "byte-oriented" della serie statunitense "360 IBM".
La "General Electric" stava acquisendo i laboratori dalla
Olivetti quando il progetto esecutivo di "Elea 4035" era già più
che avviato, giungendo alla traduzione in piastrine e cablaggi, a
confermare un periodo di severa ma puntuale revisione di tutte le
iniziative in corso.
Tutti i progetti vennero raffrontati con le specifiche che la
General Electric aveva approntato per la gamma dei prodotti che
intendeva collocare sui mercati internazionali. Gli esami finali
diedero risultati purtroppo negativi per quasi tutti i progetti in
corso, salvo una possibilità emersa per la macchina 4035.
Quest’ultima si avvicinava, come costi e prestazioni, alle
specifiche GE di una macchina denominata "Triad", in realtà non
un elaboratore ma un "terminale batch", cioè un’unità analoga
a prodotti simili della IBM e della Univac, destinata esclusivamente
a ricevere dati da linea telefonica per poi stamparli e già
predisposta a leggere schede perforate per trasmetterne i dati in
linea. Fu collegato al 4035 un governo linea per mettere a punto le
sovrapposizioni della linea con ulteriori input-output. Un messaggio
trasmesso in linea doveva cioè corrispondere a più righe stampate
oppure a più schede lette. La sovrapposizione "1 a 1", tra due
operazioni elementari di input-output, non era più sufficiente, si
dovevano cioè sovrapporre "1 a n". Ben presto si raggiunse
l’obiettivo e la GE riconobbe che il risultato ottenuto
soddisfaceva le specifiche della Triad e, con le sue caratteristiche
di elaboratore "general purpose", si era confermato affidabile
anche in prospettiva di un mercato molto più ampio di quello
precedentemente ipotizzato.
La 4035 fu ribattezzata "Olivetti General Electric" o "OGE
Elea 4-115" e, con l’uscita della Olivetti dalla "joint
venture" con la GE, semplicemente "GE 115". La guida del
gruppo, per gli aspetti organizzativi, fu affidata a Lugari.
Dolazza dimostrò la
possibilità di miglioramento delle prestazioni del 115 passando dal
dimensionamento temporale di caso pessimo ad un dimensionamento
accuratamente definito in modo statistico: "il ciclo di memoria
venne ridotto, semplicemente tarando le temporizzazioni, da 10 a 5,5
microsecondi". Il 115 fu lanciato nel ‘65 e restò il prodotto
base per circa dieci anni.
Nell’ambito del gruppo internazionale, GE, di cui faceva parte
oltre alla OGE anche la "Bull General Electric", si avviò
l’iniziativa per realizzare una linea di elaboratori "Linea 100",
destinata a soddisfare la fascia al di sopra del 115 e al di sotto
dei "GE 400 e 600", modelli realizzati negli Stati Uniti
d'America.
Gli esperti olivettiani, con i colleghi francesi, stabilirono
un’architettura hardware compatibile verso l’alto, a partire dal
115, riuscendo a convincerli che la compatibilità poteva essere
impostata come estensione propria del set di istruzioni 115, senza
penalizzare idee e obiettivi da loro già definiti in precedenza per
un elaboratore di classe media nominato "140". La linea così
impostata comprendeva, oltre al 115 che subì anche un ridisegno
esterno detto "New Line" ed un downgrade commerciale detto "105",
un nuovo elaboratore affidato alla Olivetti, detto "130" (in
downgrade anche "120") e nella parte alta il "140" della
Bull, modello abbandonato prima dell’industrializzazione.
Nel ‘66, e nei primi mesi del ‘67, si lavorò
sull’impostazione logica del 130, che utilizzava i primi circuiti
integrati MSI, da 16 flip-flop su un chip per costruire un set di
registri, anticipando così una tecnica successivamente battezzata "bit-slice". Soverini e
Collina, assieme ad altri colleghi, completarono ed
ingegnerizzarono la macchina.
La Olivetti, nel frattempo, si prefissò un nuovo, ulteriore,
effettivo passaggio all’elettronica, dopo quello interrotto dalla
cessione dei laboratori aziendali alla statunitense General Electric,
nella ormai consueta indifferenza della classe politica italiana.
*Memoria "a linea di ritardo": l'uso delle memorie a linea di
ritardo risale agli anni
quaranta e può essere imputata a
John Adam Presper Eckert. Questa tipologia di memoria in
ambito elettronico-informatico fu utilizzata in alcuni elaboratori
elettronici dell'epoca e richiedeva una periodica lettura e
riscrittura dei dati, pena la degradazione delle informazioni
memorizzate. Rispetto alle moderne memorie digitali, quest'ultima era
una memoria ad accesso sequenziale. Le informazioni s'inserivano
all'interno della memoria come impulsi elettrici, la memoria
traduceva il segnale in un'onda meccanica a propagazione lenta in un
mezzo ad elevata densità (mercurio). Alternativamente le onde si
propagavano in una bobina detta magnetostrittiva
o in un cristallo detto piezoelettrico. Il mezzo fisico era in grado
di memorizzare da centinaia fino a migliaia di impulsi
contemporaneamente. Una volta che le onde meccaniche raggiungevano la
fine del mezzo, venivano convertite in impulsi elettrici e nuovamente
reinserite nel mezzo stesso. L'accesso a un generico dato richiedeva
l'attesa del passaggio del segnale, ovvero che, in media, il segnale
attraversasse metà del mezzo fisico, richiedendo alcuni
microsecondi.
Nell'ambito del convegno sui temi dell’E-Health Care e delle Scienze della Vita (www.lifetechforum.it), che si svolgerà il 6 e il 7 Aprile presso il CISEF (Centro Internazionale Studi e Formazione Germana Gaslini) si terrà la
ASSEGNAZIONE DEL PREMIO
"PER L'INNOVAZIONE DIGITALE"
DEDICATO A PEROTTO E ZUCCA
L'evento avrà luogo giovedì 7 aprile alle ore 16
con interessanti interventi e vedrà anche la partecipazione di alcuni vincitori degli anni passati (vedi locandina)
L’ingresso è libero; il CISEF si trova in Via Romana della Castagna (Genova Nervi: http://www.cisef.org/dove_siamo.php )
Con
l'occasione ricordo che è aperta l'iscrizione ad AICA e che il Vostro
sostegno ci è indispensabile per organizzare manifestazioni quale questa
a supporto di giovani talenti, oltre a sostenere lo sviluppo del
sistema delle competenze digitali in Italia. Le modalità di iscrizione
sono reperibili sul sito www.aicanet.it
Roberto Ferreri
3/25/2016 11:01:00 AM
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